martedì 7 aprile 2009

Lilith ed il disvelamento maschile

Livia Bidoli intervista Valeria Palumbo.
su www.gothicnetwork.org/articoli/valeria-palumbo-lilith-disvelamento-maschile

Caporedattore di L’Europeo, Valeria Palumbo da anni si occupa di donne su cui ha scritto sette libri e sta per approdare all’ottavo. Il precedente a Le figlie di Lilith per cui la intervisto, è stato Svestite da uomo, in cui offriva un panorama di tutte quelle donne che, per avanzare nella società e per loro gusto, indossavano abiti maschili.
Qui indaga come, donne di nuovo ribelli, da Alma Mahler a Liala, fino alle futuriste, abbiano combattuto una battaglia ancora del tutto aperta.


D Lilith è la prima moglie ripudiata di Adamo, ripudiata soprattutto perché non accettava il ruolo di sudditanza del femminile al maschile. Dare un titolo come Le figlie di Lilith ad un libro significa in sostanza andare a scoprire un mondo sottratto al dominio del maschile, autonomo e rivoluzionario nei suoi contenuti e nel suo rapporto – paritario – ancora con il maschile.
R Trovo molto interessante il fatto che quello di Lilith sia un mito "non chiaro", una sorta di spauracchio che si aggira nell'antichità tra le culture più fortemente maschiliste. Come aveva ben spiegato Ida Magli prima di diventare una feroce conservatrice misogina, la grande paura maschile è il non sapere di chi sia il figlio della propria moglie. Paura di fatto comprensibile in culture povere e spelacchiate come quella ebraico-palestinese nella quale la miseria rende necessario sapere a chi, esattamente, si lasciano le capre. Da qui tutta una serie di meccanismi di controllo, fino all'ossessione.

D La gelosia o meglio, la possessività maschile, è strettamente legata a questo meccanismo di controllo che, purtroppo (e lo vediamo dai casi eclatanti di violenza dai quali spesso le donne non si difendono), viene recepito come interesse ed “amore” dalle donne stesse. E l’impotenza maschile invece, come viene sottratta alla denuncia, forse proprio dalla violenza sul femminile?
R La gelosia, per fare una battuta paradossale, non è un sentimento: è un meccanismo economico. E convive con un'altra paura-ossessione maschile: quella della denuncia dell'impotenza. La denuncia, bada bene. Non l'impotenza stessa che, a mio parere, spiega molti comportamenti maschili e una buona fetta della cultura tradizionale. Ma la denuncia è insopportabile perché rende evidente l'inutilità stessa del maschio: a che serve un maschio impotente? Ecco, Lilith è l'incarnazione della paura del disvelamento dell'impotenza. Ovvero la paura della schiavitù che la donna, sottratta alla maternità, può immediatamente imporre al suo compagno: io ti tengo in pugno, dice lei, con l'attrazione sessuale, ma tu?

D E questo spiegherebbe proprio l’inesistenza della ninfomania, che è piuttosto un modo di nascondere la propria – maschile – inadeguatezza a rispondere alla ricerca di soddisfazione sessuale da parte del femminile (cfr. Umberto Galimberti, Il corpo, Feltrinelli) ovvero una proiezione della paura del maschile per la potenza del desiderio femminile? E perché è potentemente riemersa proprio nell’800 e nella qualità ferinamente seduttiva della donna rappresentata nei quadri dei pittori preraffaelliti?
R Io credo che questo fantasma, dopo secoli di "giacenza" sia riemerso nel XIX secolo perché l'Ottocento, e al suo interno la società borghese, deve affrontare da una parte il problema della limitazione delle nascite (paradossale, ma proprio quando i bambini non muoiono più come funghi... non servono più), e quindi della liberazione della donna dalla maternità perpetua (tanto che si inventeranno le guerre mondiali e la "fame di carne da cannone" pur di tenere le donne inchiodate a quel ruolo di fattrici. Dall'altra il fatto che, in un contesto borghese, così fitto di regole, anche il maschio si sente in trappola. Da qui il fascino-repulsione per la donna senza limiti, la puttana, la "perduta", la femme fatale e, infine, la diva. Ovvio che cadere nella sua trappola, laddove non è più possibile credere che condurrà all'inferno, porta almeno alla malattia: le malattie veneree sono un pericolo reale ma anche uno straordinario spauracchio psicologico e sociale. Pensiamo solo a ciò che dice oggi il papa dell'Aids: la Chiesa ha bisogno dell'Aids perché sa benissimo che la sola minaccia dell'inferno non ferma gli uomini dall'eros. E l'eros libero rende le persone (e soprattutto le donne) incontrollabili e ingestibili.

D Quindi chi controlla la sessualità controlla le donne e non per il loro bene od il loro soddisfacimento.
R Giusto. Non è un caso che alla fin fine gran parte delle "trasgressioni" delle piccole borghesi che si ispiravano alle femmes fatales consistesse nell'adulterio: quella è la "grande paura". L'adultera, per questo, è senz'altro più pericolosa della suffragetta casta, perché la suffragetta vuole solo, in fondo, inserirsi in un ordine sociale e politico già costituito. L'adultera, che non si sogna nemmeno di contestarlo, in realtà lo scardina dal profondo: chi obbedirà più a un uomo che tutti sanno "cornuto" (e quindi impotente, e quindi privo di potere di attrazione, e quindi senza discendenza certa, etc.)?


D Per tornare alla rappresentazione pittorica della donna ferina da parte dei Preraffaelliti e della pittura del tardo Ottocento, in particolare la Lady Lilith (poema e quadro) di Dante Gabriel Rossetti, quale potenza rappresenta per il femminile?
R I preraffaelliti sanno benissimo che Lilith è sottratta al potere degli uomini. Li fa schiavi certo, ma soprattutto li ignora, ne fa a meno. E questo diviene ancora più vero con la Salomé di Gustave Moreau e la Giuditta di Klimt. Giuditta ci colpisce non tanto perché ha decollato Oloferne (quella di Artemisia Gentileschi ha più forza, ma è dentro la storia, la vive con passione), ma perché ne indossa la testa come se fosse una borsetta. L'Oloferne di Artemisia Gentileschi è un uomo sconfitto. Quello di Klimt non è neanche un uomo: è un accessorio.


D Ma come si sottrae Lilith al potere dell’uomo: sedurre non significa a propria volta essere sedotti?
R Io credo che alla fin fine più che il desiderio femminile (che certo, però, è quello che svela l'impotenza maschile quando, una volta liberato, non viene soddisfatto), è la mancanza di desiderio che spaventa e che costituisce l'essenza di Lilith: Lilith consuma l'uomo con il sesso ma non ne ha bisogno. E' frigida. Come Les Grands Horizontales. Solo la frigidità, tratto tipico della femme fatale e della diva, permette di controllare fino in fondo il proprio potere seduttivo.


D Apriamo un panorama più ampio. A differenza di ciò che accadeva soprattutto nel ‘700 (pensiamo alla corte del Re Sole, cfr. Amanti e regine di Bendetta Craveri, edito da Adelphi), ovverosia al ruolo di potere che apparteneva alle amanti del re e dei potenti, conosciuto ma giocato nell’ombra, le donne futuriste e le dive della anni ’20 e ‘30 ambivano a raggiungere la ribalta dei palchi e delle vetrine dei circoli d’élites culturali indipendentemente dai loro amanti, anzi, a volte erano loro che li mantenevano e questo in qualche modo veniva giudicato come compromettente alla pari di fare la parte delle amanti. Come spieghiamo questo cambiamento e quale la differenze tra queste donne?
R Quanto alle amanti del Settecento e alle cocottes Ottocentesche, fino alle muse eccentriche come Luisa Casati nel Novecento, è difficile, come al solito, tracciare confini netti. Io dico che, come ha compreso benissimo Umberto Notari, in La donna Tipo Tre, la vera e unica differenza la fa l'autonomia finanziaria. Le donne sono diventate "potenti" quando la loro esistenza non è più dipesa da un uomo e questo crea un abisso tra le grandi cortigiane e, per esempio, le attrici.


D Ritorniamo al presente. Possiamo dire che attualmente esiste un tipo di donna simile alle femmes fatales e che in qualche modo si sia evoluta al punto di non tenere conto del retrivo pregiudizio culturale onnipresente in una cultura cristiana come la nostra?
R Ovvio che oggi la situazione è del tutto diversa e che le donne che mantengono i loro uomini (sempre di più) non abbiano nulla di scandaloso da noi. Resta e forse si è allargato il problema dell'impotenza maschile: ora che il re è nudo tende a essere perfino più violento. Anche se, intendiamoci bene, tutte le società tradizionali si fondano sullo stupro. Quindi altro che bei tempi antichi. Oggi Lilith ha vinto: l'uomo deve chiedere il permesso. A volte reagisce male. La partita, insomma, è in parte ancora da giocare. Poi, secondo me, si potrà anche ridiscutere che cosa esattamente sia il potere. Ma mi fanno molto sorridere le donne che inneggiano alla "differenza": quasi sempre, temo, esprimono la stessa paura del potere del desiderio femminile che hanno gli uomini.

7 aprile 2009

9 commenti:

  1. Palumbo sostiene che le donne direbbero trionfanti: «io ti tengo in pugno con l'attrazione sessuale, ma tu?».

    L'uomo potrebbe rispondere: «che ci posso fare se sei frigida - lo ammette Palumbo - o anestetica, come sostiene Freud».

    Insomma, non c'è partita!

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  2. Così è male impostato. La frigidità è delle fatali. E' un elemento fondamentale. E' ovvio che per le altre vale il desiderio. E purtroppo difronte c'è la sempre più scarsa abilità amatoriadegli uomini che, se non dominano, si ammosciano.

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  3. bellissima intervista - rende onore al libro, che è un libro femmina, bellissima quindi, con le fotto (lasciamolo questo lapsus) le foto delle fatali ...
    sono daccordo con tutto, tranne forse la questione della frigidità: che ne sappiamo? certo, le figlie di lilith ne sanno fare a meno, del sesso, perchè il loro desiderio è più grande ed incontenibile - perchè va oltre - ed è proprio questa dimensione non comprensibile che fa paura, agli uomini, al potere, ed anche a molte figlie di eva ...

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  4. C'è un pendolo della Storia, che va alternatamente da destra a sinistra. C'è un pendolo dell'Eros, che va verso l'alto e poi verso il basso. Le vecchie del borgo si raccomandavano a sant'Intostacelo... e ridevano, ridevano, prendendosi qualche postuma rivincita sulle minacciose erezioni di altri tempi, visto che rivolgersi alle grazie di qualche frate di passaggio non era più praticabile.
    Signore, state parlando dei mezzi e non del fine. Degli incidenti di percorso e non del Potere, unico vero oggetto del contendere tra i due sessi - ammesso che ne esistano solo due.

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  5. A parte la difficoltà a stabilire i confini dei due sessi (più saggi gli antichi ammettevano che si potesse essere uomo e donna insieme, e da donna passare a uomo e viceversa e magari non in rapporto alle preferenze amorose), davvero è il Potere l'oggetto del contendere? Perché se poi si volesse definire il potere...

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  6. Touché. Non "Potere" avrei dovuto scrivere, ma "potere", il semplice potere sull'altro, di Lola Lola sul professor Rath: chicchirichìiii...

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  7. Per non parlare dell'ormai senso comune per il quale, se non esistono più le classi, figuriamoci i sessi... Ricorda il classico "argomento del terzo uomo [pardon]": se sono due, allora tre; se tre, allora cinque...

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  8. Oddio, a rigore il discorso non cambia: i sessi possono anche essere dieci. Il punto è se intendere i rapporti tra di loro solo come rapporti di forza, di dominio e di sopraffazione. Francamente non mi convince. E poi è paradossale: sono le femministe "della differenza" (ma quelle arrabbiate davvero) a ritenere che, per gli uomini, il sesso è solo sopraffazione. Lo sto leggendo nel bellissimo saggio Stupro di Joanna Bourke

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  9. Scusate l'intromissione, ma passavo di qui...
    Avete presente la stringa alfanumerica LGB? ORA è diventata LGBTQI, in cui probabilmente I sta per Indecisi. Valeria, mi pare di capire, sostiene la bisessualità come fondazione ontologica del genere umano. La sua Potenza. Quella in atto è l'estro di un momento. Ottimo, e tutto ciò s'invera o si svela nel dérnier cri: nel BDSM - Bondage Disciplina Sottomissione Sadismo Masochismo.
    Allora ha ragione Dekodra, altro che sesso: la fondazione ontologica è il Potere. E il sesso è un mezzo. Anzi, le infinite forme dela sessualità.
    Care signore, avete chiuso. L'ultima fatica - arrancare su 12 cm di tacchi - sarà inutile e pericolosa per gli arti. Io mi tiro fuori, ed entro in negozio specializzato per comprarmi una tutina fetish.

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